Caccia grossa al dittatore

C’è un che di arcaico e macabro nelle immagini che ritraggono il rais prima catturato e poi giustiziato. Ricordano le istantanee col cacciatore tronfio accanto al cinghiale abbattuto.
Le urla sguaiate del video della cattura di Gheddafi, nel crescendo di eccitazione che precede l’esecuzione, sembrano articolate da cacciatori del neanderthal. La veemenza dei giustizieri quasi restituisce dignità postuma alla figura pur nefasta del colonello. La dignità del leone braccato e infine piegato dal branco di iene.
Una vecchietta al bar mi ha detto che le hanno fatto tanto impressione le immagini sanguinolente della fine di Gheddafi. Impressione questa molta diffusa fra chi quelle immagini le ha viste.
Nessuno merita questo linciaggio inutilmente crudele e mediaticamente raccapricciante.
Volentieri avremmo fatto a meno di quelle immagini da safari con caccia grossa al dittatore.
Per ora questa primavera araba sembra più una stagione di regolamento di conti fra cacciatori e prede che si alteranano i ruoli.
Ritagliare uno spazio per la democrazia in queste riserva di caccia sarà dura. La stagione per essere semplici cittadini, nè prede nè cacciatori, tarda a venire.
E già qualche nostalgico comincia a rimpiangere il tempo che fu. Ma speriamo che le stagioni, anche nel mondo arabo, non siano più quelle di una volta.

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