Dopo aver partecipato a questo evento organizzato da Vincenzo Montella, ricevo dallo stesso questo messaggio: Scrivi qualcosa sull’esperienza che hai vissuto da noi, puoi aggiungere anche immagini se vuoi. Puoi fare proposte per il futuro. Insomma esprimi tutto quello che ti sembra possa rendere significativa l’esperienza. L’ambizione è di fare una pubblicazione come quella che ha riguardato i primi due anni di seminario.
Non dimenticherò certo presto il vostro evento. Il motivo è presto detto: Napoli. Nonostante i tanti anni dacchè sono in Italia, Napoli infatti non non l’avevo ancora mai visitata. Potete facilmente capire con quanta gioia io abbia subito accettato l’invito di Vincenzo di partecipare a ” Io sono qui“. Per me il nome dell’iniziativa voleva dire soprattutto io sono qui a Napoli, seguito da tanti punti esclamativi. Il tema del seminario è riflettere sull’esperienza estetica. E rispondendo all’invito di Vincenzo di mettere nero su bianco le impressioni sulla nostra esperienza mi sono reso conto che per me riflettere sul tema voleva dire innanzitutto riflettere sulla mia visita a Napoli in quanto esperienza estetica.
Si parla tanto di Napoli. Napoli è sempre presente nel dibattito pubblico, nel bene e nel male. Tutti sanno che Napoli è bellissima. Tutti sanno che Napoli è anche molto brutta. La malavita. Gli scugnizzi. Le rapine. Gli artisti. Il teatro. La storia. Il golfo di Napoli. I napoletani. Ero carico insomma di tante nozioni e luoghi comuni su Napoli. Avevo in qualche modo già un’esperienza estetica di Napoli, tutto quel che avevo da fare era misurarla con la realtà e verificare le mie aspettative al cospetto della Napoli vera.
Per non creare a mia volta altre aspettative dico subito che la mia visita è stata brevissima e quindi in me è ancora più presente la Napoli immaginata che la Napoli vera. Tuttavia ho fatto in tempo per convincermi di quanto Napoli sia vittima di cattiva reputazione. Cioè si parla male di Napoli, si sottolinea più del dovuto a mio avviso le cose che non vanno rispetto a quanto sia effettivamente sbalorditiva la bellezza di Napoli.
Ed eccoci alle due categoria che interessano in modo predominante ogni esperienza estetica: il bello e il brutto.
A “Io sono qui” sono stato molto colpito dal gruppo di persone che insieme a Vincenzo portano avanti questo progetto: riflettere sull’esperienza estetica. Che se non ho capito male vuol dire riflettere appunto su cosa sia bello e brutto per noi individualmente. Riuscire a capire cosa ci piaccia e cosa meno al di là delle mode del momento, cercando nel contempo di farci influenzare il meno possibile dai mercanti d’arte e da ciò che gli “addetti ai lavori”, non sempre disinteressati ovviamente, ci rifilano come bello.
Dicevo poc’anzi di come il gruppo di lavoro di Vincenzo e company mi abbia positivamente colpito, ma ho omesso di dire che è grazie al libro “
Seminario di autocoscienza estetica” che ho potuto formulare questo giudizio. Leggendolo infatti salta subito all’occhio come le analisi e le riflessioni che contiene siano di gente che ne sa di questi argomenti, sono cioè tutte argomentazioni non basate solo su giudizi soggettivi ma sono supportate da elementi teorici e citazioni dotte (almeno al mio occhio di ignorantone) che rendono veramente la lettura un’esperienza arricchente.
L’Italia, e non sono certo io a dirlo, è il paese dell’arte e di geni unanimamente ritenuti tali da tutto il mondo. Dico solo Michelangelo e Raffaello per intenderci. Ebbene io di fronte a cotanta bellezza(bellezza pittorica intendo) quel provo è il nulla. Quando guardo la Monnalisa ad esempio la mia meraviglia è come tale dipinto, tutt’al più grazioso ai miei occhi, possa essere ritenuto dall’intero mondo come un capolavoro. Parlando tanti anni fa con una mia amica storica dell’arte dell’università di Padova di questa mia frigidità per quanto riguarda l’arte pittorica mi ha detto che molto probabilmente la cosa ha a che fare con la mia cultura d’origine, che cioè in quanto musulmano io subisca ancora del retaggio iconoclasta della religione musulmana. Non lo so, forse aveva ragione lei.
Quel che so di certo è che il mio interesse per “le esperienza estetiche” in generale nasce proprio da questa mia insensibilità alla bellezza pittorica.
Per cercare di ovviare a questa mia mancanza mi ricordo di aver pure azzardato qualche lettura impegnata per capirci qualcosa. Ad esempio “Saper vedere” di Roberto Longhi ( ma non ci giurerei nè che il titolo nè che l’autore si chiamassero proprio così) e Opera aperta di Umberto Eco. Devo dire senza grandi risultati.
A “Io sono qui” era presente anche la mostra di fumetti di Takoua Ben Mohamed … e a tal proposito noto come la mia frigidezza non intacchi questa disciplina. Riesco a godermeli i fumetti, forse perchè uniscono immagini e parola scritta.
Queste a grandi linee sono le riflessioni che faccio pensando a Io sono qui. Il merito di Vincenzo e company oltre a quello di “teste pensanti”, che già in sè come cosa mi sembra da non trascurare affatto vista l’omologazione dilagante in cui siamo immersi, è il fatto di aggiungere al dibattito annoso sull’esperienza estetica questo ulteriore elemento di riflessione: ovvero l’ esperienza estetica quando è vissuta da gente di culture diverse.
Vi affido dunque queste mie confuse riflessioni confidando in qualche vostro suggerimento non dico per superare ma almeno attenuare la mia frigidità estetica.