Il fondamentalista riluttante

immigine

Bella l’idea di un interlocutore fantasma. Leggendolo mi ci sono riconosciuto in più di un punto.
Il fatto di rivolgersi al suo interlocutore chiamandolo “signore” anche questa mi sembra una buona trovata. Rende bene il complesso d’inferiorità che accompagna sempre il protagonista nei suoi rapporti con i colleghi e amici americani. Complesso che a quanto sembra né l’eccezionale curriculum né i brillanti risultati sul lavoro sembrano in qualche modo lenire.
La dice lunga sulla mala integrazione in cui incorrono gli stranieri che gli unici americani con cui riesce ad avere dei rapporti non superficiali siano un collega gay ( i ritratti maschili che tapezzano il loft) e una nevrotica. Il collega non è arrivato al punto di provarci, ma secondo me l’autore lascia intendere che era solo una questione di tempo. In ogni caso è struggente il fatto che in entrambi i casi l’immigrato funge in qualche modo da succedaneo al vero oggetto dei loro desideri. Per la ragazza è l’uomo che vorrebbe, ma che non può avere. Una metafora della perdita di femminilità della donna occidentale. Emblematica la secchezza dei genitali. Poi lo porta in giro come un trofeo. Si fa ccompagnare da lui nella cerchia degli amici ricchi di lei. E nemmeno per esibirlo. Ma solo per il conforto che le infonda una presenza docile, completamente soggiogata e per di più anche esotica. La sensibilità del collega gay invece riesce ad intuire la debolezza di Changez e usa quest’ultima per tastare il terreno per un eventuale approccio ( ma questa è solo una mia interpretazione).
Ho avvertito anche una certa violenza nel monologo. Nel senso che ha messo in un angolo l’americano e praticamente lo ha obbligato ad ascoltare il suo delirio. L’autore è a casa sua ed è lui in questo caso ad avvertire la debolezza dell’ ospite. L’ospite è atterito dalla paura e l’autore usa questa paura per obbligarlo ad ascoltarlo ma al contempo cerca di farli capire che la sua paura è infondata. Ma non per questo rinuncia a prendersi qualche piccola rivincita.

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5 Responses to Il fondamentalista riluttante

  1. Anche io ho appena finito di leggere questo libro. Sarà poco sveglia ma io non ci ho letto tutte questi sottotesti…(davvero era gay il tipo??? – forse il fatto di leggere la sera prima di andare a dormire non mi agevola la comprensione). Poi, scusa, io non ho capito il finale! Che succede all’americano? Se non vuoi svelare ai tuoi lettori mandami un pvt, grazie 🙂

  2. Malih says:

    ti rispondo qua anche perchè non so cos’è un pvt.
    che tu sia poco sveglia su questo non ci piove!
    I miei sottotesti non è detto che debbano per forza essere anche i tuoi. I libri belli lo sono anche perchè si prestano a diversi livelli di lettura e ognuno può scovarci i sottotesti che più gli si confanno.
    Il finale è aperto. C’è poco da capire, finisce esattamente come lo fa finire l’autore: “Ho visto balenare un riflesso mettalico. Dal momento che siamo ormai legati da una certa intimità, presumo che si tratti dell’astuccio dei suoi biglietti da visita.”
    Ma a te interessa il mio “sottotesto” immagino. Secondo me il riflesso metallico è quello della pistola. Zittito per sempre Changez, e fatto fuggire il cameriere suo probabile complice, l’americano ripone l’arma nel fodero e dice: Tu parli troppo, amico mio.
    Scorrono i titoli di coda, mentre, sullo schermo il nostro eroe, di spalle, con una camminata alla John Wayne, viene pian piano inghiottito dal buio di una Lahore buia e misteriosa 🙂

  3. Ghery says:

    il riflesso è quello di una pistola e appunto per questo l’americano è spacciato ed è per questo che ha avuto l’onore di ascoltare tutta la storia, perché non gli sarà lasciato il tempo di riferirla a chi di dovere.
    per una volta niente John Wayne.
    bello l’intrigo del finale aperto.

  4. Ma infatti, anche secondo me quello che ci lascia le penne è l’americano, non Chargez….

  5. Elä says:

    Mi intrometto con anni di distanza rispetto all’ attività di questo post, lo so, è una rianimazione forzata

    Secondo me Jim è sì gay, ma non intenzionato a provarci con Changez. Secondo me lui intravede nei modi pacati ed eleganti del protagonista, una omosessualità non ancora out-ata (perdonatemi l’ italianizzazione) che lo porta spesso a chiedere di confidarsi essendoci già passato e “può capire”.

    Erica per quanto mi riguarda è la “America antropomorfa”: accattivante, misteriosa, giovane, fresca; ma anche scostante, nevrotica, arida (“secca”, ci siamo intesi no?) e complessa.

    Il finale io non lo trovo aperto in quanto a significato quanto a implicazioni. Changez muore dopo che il suo ospite americano gli spara, e noi non sappiamo nulla sulla possibile implicazione del cameriere.

    Il mio parere:
    Changez non aveva cattive intenzioni, anzi, cercava di far capire il suo strazio psico-emotivo (il suo e quello di molti altri giovani) al suo commensale. Non sappiamo perché si siano conosciuti o come mai siano insieme, io visto il finale penso si leghi al fatto che è diventata una persona di spicco dopo la sua intervista.
    Preso dai pregiudizi e la paranoia di trovarsi in “paese nemico” pieno di “terroristi”, l’ americano vede che il cameriere burbero fa cenno ad un altro pakistano che lui, nonostante tutto non conosce bene, di fermarlo mentre si avvicina a grandi passi: preso dal panico estrae la pistola e fa fuoco colpendo a morte il protagonista facendo quindi interrompere la narrazione.

    Non sapremo mai: cosa volesse il cameriere, se ci fosse in atto un complotto e che fine fa l’ americano.

    Ognuno è benvenuto! Ditemi se la pensate o meno come me 🙂

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