Non mi sono mai sentito così vicino alla politica di questo Paese come in questi giorni. E la ragione è presto detta: i nomi stranieri nelle liste dei candidati per le prossime elezioni. Finalmente anche in politica, come nel calcio, si cominciano a notare nomi e carnagioni non propriamente autoctoni. Così come ho cominciato a seguire le sorti della nazionale da quando c’è Balotelli, così ora seguo la politica per la discesa/salita fra i ranghi alti della stessa del mio connazionale Khalid Chaouki. Che rimane senza dubbio un fuori classe anche se, per rimanere nel parallelismo calcistico, sinora non è che lo si ricordi per qualche dribbling mozzafiato fiato o dei goal decisivi. Anzi per dirla tutta è ancora lì che si riscalda a bordo campo.
Questa candidatura in particolare, però, per quanto mi riguarda, un risultato eccezionale lo ha già raggiunto: è arrivata a farmi provare persino un po’ d’affetto per un partito : il PD. E pensare che ho sempre pensato i partiti come delle sette massoniche aperte solo a pochi iniziati. Sentire Bersani, poi, dire che la prima legge che farà quando sarà premier è quella di dare la cittadinanza ai figli dei migranti nati in questo Paese è stato decisivo per questa mia fulminea conversione alla politica. Solo un Marchionne che firmi per una giornata lavorativa di 5 ore avrebbe avuto su di me, sul piano emotivo, un effetto così dirompente.
E siccome laddove non c’è partecipazione emotiva non c’è apprendimento, finalmente qualcosa comincio a capire anch’io di politica. Tutte queste cose messe assieme mi fanno sentire anche più italiano come mai sino ad ora.
Per dire, mi sento così italiano che sono pronto a considerare la liquefazione del sangue di San Gennaro come cosa plausibile. Comincio insomma a credere ai miracoli; in modo critico se vogliamo, ma non escludo nulla a priori. Diciamo, per non dare l’idea di fanatismo, che ci credo ma con riserva.
Ad esempio questa cosa delle liste e dell’eleggibilità dei candidati a seconda della posizione che vi occupano, non ho mai trovato qualcuno disposto a spiegarmela in parole semplici, con concetti piani e con quel minimo di logica cartesiana da non far entrare in contraddizione fra di loro il concetto di democrazia con la procedura delle liste.
Ora però che mi sto italianizzando non sto più a perdermi in simili questioni di lana caprina, o in inconcludenti tentativi di spaccare il capello in quattro; quel che faccio invece è un lavoro si sintesi, semplificazione e buon senso: faccio mie le verità che i più si son bevute e digerite già da un pezzo e buona notte. Chi sono io per stare qui a cavillare?
Una di queste verità è che i primi posti nelle liste garantiscono l’eleggibilità. Amen.
Cioè uno che in vita sua non ha fatto nemmeno il consigliere comunale, è possibile che da un giorno all’altro si ritrovi parlamentare. Nulla da obiettare. Mica il ministro dell’istruzione deve per forza aver fatto prima il bidello. Certo rimane l’impressione, per via di questi parlamentari che spuntano dal nulla, che la democrazia sia piuttosto una questione di culo che di governo del popolo. Diventare parlamentare è un po’ come fare un terno al lotto. D’altronde i tempi dell’oligarchia son bel che sepolti. Non sono più i migliori a governarci.
Ora a decidere chi ci governa è la dea bendata. E, si sa, la fortuna va aiutata. Non ho però qui nessuna voglia di abusare del mio nuovo status di italiano ( come sentimento s’intende, non buracraticamente) per arrivare a dire che nei giochi di fortuna a farla franca, da sempre, sono i bari. Perchè, per quanto da buon neo italiano cominci a destreggiarmi nel qualunquismo, non sono ancora arrivato a un grado di integrazione tale da potermi dire un esperto in tutto, anzi son bel lungi dall’esser diventato un tuttologo.
Quindi? Quindi niente. Ho detto quel ho da dire.
Riassumendo:
1) Son contento che nelle liste ci siano stranieri.
2) sono stracontento che fra i candidati ci sia anche il mio connazionale Khalid Chaouki.
3) mi sto affezionando al PD.
4) comincio a sentirmi italiano.
5) Credo alla liquefazione del sangue di San Gennaro, ma con moderazione.
6) La democrazia è un gioco d’azzardo, dove però non tutti barano.
7) Come Balotelli anche Khalid Chaouki è un fuori classe. Anche se la cosa è opinabile.
8 Credo ai miracoli, ma con riserva.
Detto questo, colgo l’occasione per fare gli auguri di un buon 2013 a tutti e, non volendo reprimere un certo fervore pedagogico di cui mi sento pervaso da quando ho cominciato a buttar giù queste righe, mi si lasci ricordare che la fortuna aiuta gli audaci.
E per finire davvero voglio rivolgere un saluto d’incoraggiamento anche a tutti gli amici trombati in queste elezioni: ovvero i molti candidati di origine non italiana che, per quanto si siano dati da fare ( dico un nome per tutti:Ismail “Issi” Ademi) si ritrovano ora nelle liste in posizioni non eleggibili, o non candidati per niente. Fate buon viso a cattivo gioco e continuate a dirvi e sentirvi italiani.
Non è proprio possibile che basti dirsi italiani per diventare parlamentari. E’ vero che, in Italia, tutti i parlamentari sono italiani, ma non è vero il contrario. Conosco personalmente un sacco di italiani che parlamentari non lo sono affatto. E cio’ nonostante continuano a tirare avanti.
pubblicato anche su Linkiesta