Il Papa si dimette, ma a pontificare sono in tanti

La carica di pontefice è quasi vacante; in compenso tutti gli italiani si son scoperti, senza fra l’altro smettere i panni tecnici di emeriti allenatori di calcio, anche ottimi pontificatori. Una nazione di cardinali in pectore di cui nessuno sospettava l’esistenza. Evidentemente avere uno Stato matrioska (se apri lo Stato italiano dentro ci trovi un altro: il Vaticano) alla lunga produce i suoi effetti. Non ultimo quello di una risposta parziale all’annoso quesito di quante divisioni disponga il papa. Ora sappiamo infatti che un punto di forza ragguardevole di queste divisioni è formato da agenti dormienti: tutto il popolo italiano. Che ora tutti insieme, avvertita la delicatezza del momento, si son destati all’improvviso e seguono col fiato sospeso, anzi soffiando sul fuoco, l’evolversi, canonico se vogliamo ma non del tutto ortodosso, della delicata situazione che questa volta caratterizza il sempiterno avvicendamento sul trono di San Pietro.
È uno spettacolo insolito questo di vedere l’Italia tutta, da Trieste in giù, unita in concistoro. Quasi a smentire le tante cassandre che non vedono più tracce d’istinti trascendentali nell’uomo ma solo il trionfo del bieco secolarismo. Ma basta guardarsi attorno per respirare la solenne spiritualità del particolare momento storico. Ed infatti, oltre alla vicenda Ratzinger, contemporaneamente fervono le celebrazioni di ben altri due santi: San Valentino e San Remo.

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