Operazione Mare nostrum: il danno collaterale

mezziLeggendo delle numerose “fregate” che l’operazione Mare Nostrum impiegherà per pattugliare meglio il canale di Sicilia mi è venuto spontaneo associare fregate a fregature. Non so se sarà o meno una fregatura, ma l’idea di qualcosa di sopra le righe, di trombonesco e in definitiva di sola mi è rimasta. Quest’armata brancaleone, infatti, che da ieri in poi perlustra il mediterraneo dalla terra e dai cieli con tanto di drone, predator, elicotteri, radar ad infrarossi e non so quante navi tutte battezzate con nomi di santi sa tanto di parata. Una messinscena ad uso e consumo dei media e del popolo bue. A testa di questo esercito si colloca ovviamente Letta. A dispetto dei mezzi bellicosi messi in campo il comandante in capo Letta ci tiene a sottolineare che si tratta di missione umanitaria. Non abbiamo ragione di dubitare delle sue buone intenzioni, rassicurati anche dalla sua aria bonaria da maresciallo in congedo, ma è chiaro che con tutta la ferraglia sputafuoco dispiegata ora nel Mediterraneo nessuno oserà più navigarci. L’effetto deterrente, a mio avviso, sarà così efficace che finirà per convicere non solo gli scafisfisti e i profughi a cercarsi altre acque e altre rotte, ma anche banchi di sardine e delfini a girare alla larga. Solo qualche squalo temerario oserà d’ora in poi farsi vedere da quelle parti. Ed in ogni caso la sua pinna non sfuggirà ai binocoli dei militari appostati sulle navi e in agguato sugli elicotteri. Dovremo abituarci ad un futuro senza più profughi e senza più fritture di pesce misto. E non mi sembra poco come danno collaterale.

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