World Press Photo 2014: migranti nella notte

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(“Il fotografo statunitense John Stanmeyer ha vinto il World Press Photo 2014, con uno scatto che ritrae migranti africani in Gibuti alla luce della luna, mentre rivolgono i loro telefoni cellulari verso il cielo in cerca di segnale.”)

ll mare, una stella, display di cellulari accesi, profili di migranti. Questi gli attori; mentre il palcoscenico è la notte, illuminata da una luna che sembra un proiettore. Del mare vediamo solo la parte rischiarata dal fascio di luna. Anche il mare ha i riflessi di un monitor. I migranti sono sulla spiaggia i piedi quasi nell’acqua. Il mare riposa sornione. Ma è lì: un gigante addormentato che frappone a tutte le mete la sua mole imponente. I migranti alzano i loro telefonini alla luna. Sembrano intenti in qualche rito magico teso a ingraziarsi gli dei. Molto più prosaicamente, la didascalia della foto c’informa che stanno cercando di captare quel poco di segnale che arriva fin lì. Sarà! Ma se questa foto si è aggiudicata il World Press of the year 2013 è anche per l’alone di mistero che emana.
Per mettersi per mare innanzitutto ci vuole il beneplacido degli dei. Se questi danno l’ok non c’è passaporto, timbri o burocrazia che possano impedire il viaggio. è un rito per soli iniziati quello ritratto dalla foto. Noi non siamo ammessi. Questa volta i clandestini siamo noi con i nostri occhi indiscreti. La profanzione più grave, certo, è quella dell’autore dello scatto. Ma queto fa parte del mestiere: per far notizia non basta vendere l’anima al diavolo, a volte bisogna sfidare gli dei.
Sono dei bizzarri quelli che decidono le sorti dei naviganti. Basta un niente e possono tramutare quel mare che ora giace placido in un inferno di burrasche assassine. Teniamoci questa foto come cimelio ma per il futuro stiamo alla larga da simili riti. Il momento che cogliee è uno di quelli altrimenti destinati a rimanere segreti.
Togliamoci pure la curiosità, ma niente voyeurismo. Gli dei son fatti così, tengono molto alla privacy. Meglio non inimicarseli. Volgiamo lo sguardo altrove e auguriamo buona sorte ai migranti.

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