Meno slogan, più prossimità

Parallelamente alla roboante campagna elettorale per le amministrative di
Senigallia, combattuta a colpi di banner, comunicati stampa e cartelloni
pubblicitari, si sta svolgendo un altra campagna elettorale che vede coinvolti
gli stranieri di Senigallia per la scelta dei candidati a consiglieri stranieri
aggiunti. A differenza delle scorse tornate elettorali, il nuovo regolamento
prevede per l’ufficializzazione della candidatura un minimo di 50 firme.

Io dovrei essere a quota 57. Naturalmente ringrazio tutti i volenterosi che si
sono recati fino all’ufficio elettorale per concedermi la loro preferenza. Di
questo gruppetto di firmatari vado particolarmente orgoglioso. E’ un gruppo di
persone eterogenee in quanto a età, sesso, fede, etnie e paese di provenienza,
che credo ben rappresenti la diversità degli stranieri di Senigallia.

Ma non è ancora tempo per i trionfalismi. Aspettiamo il 28 marzo per il
fatidico responso.

Comunque andrà a finire mi piacerebbe che chi siederà in consiglio comunale
sia cosciente del fatto che è lì per rappresentare tutti gli stranieri
indistintamente.

In ogni caso questa esperienza si sta rivelando davvero preziosa. Ho avuto
modo, più di quanto sono solito fare, di parlare con un sacco di gente che mi
ha fatto l’onore di confidarmi i loro timori e le loro speranze di migranti,
oltre alle consuete lamentele su cosa “il Comune” offra o non offra.

L’impressione è che la tanto discussa crisi economica colpisca più duramente
gli stranieri in quanto privi di quella scialuppa di salvataggio che è la rete
parentale.

Inoltre è davvero desolante la mancanza di punti di riferimento credibili che
possano aiutare gli stranieri per le varie informazioni di cui di volta in
volta necessitano.

Un altra nota dolente riguarda la casa. Fra sfrattati, sfrattandi, case
malsane e sovraffollate, penso che questo sia uno dei problemi che chiunque
amministrerà questa città dovrà affrontare con urgenza.

Questo in estrema sisntesi è ciò che mi rimane impresso da questa specie di
campagna elettorale per figli di un Dio minore.

Un ultima cosa. Per quanto tutti i politici sono soliti riepirsi la bocca di
immigrazione, stranieri e intercultura, come candidato, non ho avuto sentore di
una qualche sorta di interessamento dei politici in corsa per queste
amministrative riguardo ai futuri consiglieri stranieri aggiunti. Questo a mio
avviso denota quanto ancora la questioni immigrati, al di là degli slogan
mediatici, sia ancora percepita come cosa di poca importanza.

Ma forse questo è un male di tutta la politica e dei politici attuali. Si
interfacciano più coi media e meno con la gente in carne ed ossa. Per avere il
polso della situazione, invece, servirebbero meno slogan e cartelloni
pubblicitari e più strette di mano e vicinanza alla gente.

Per dirla con uno slogan: meno slogan, più prossimità.

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