I migranti nel cinema italiano

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Il libro di Sonia Cincinelli, I migranti nel cinema italiano, riporta fedelmente quanto annuncia nel titolo. Un excursus – una carrellata – nella filmografia sui migranti che parte con Pummarò di Michele Placido ( 1990) e si chiude con Nuovo Mondo di Emanuele Crialese (2007).

Ma non è solo una raccolta di schede che riporta con dovizia di particolari tutta la filmografia racchiusa fra il 1990 e il 2007, e già solo questo è d’indubbia utilità perché non mi risulta ci siano altri che lo abbiano fatto, ma è anche un racconto appassionato di come il cinema italiano in questi anni si sia distinto nel raccontare lo straniero. Non ricalcando, cioè, gli stereotipi e gli allarmismi spesso ingiustificati dei media che ben si prestano a strumentalizzazioni politiche, bensì enfatizzando la componente poetica del viaggiare che è sempre presente in ogni migrazione. Concetto questo ben sintetizzato da Sonia Cincinelli, in chiusura del libro, quando dice che “ La settima arte ha, come si è visto, l’indubbio merito di aprire squarci di luce e di verità nascoste su una realtà che miopi governanti vorrebbero cupa e irta di frontiere e fortezze. Che il viaggio”a 35 mm” nell’italia dei migranti, che nessuno vuole riconoscere, continui.”

Scorrendo i nomi dei registi purtroppo non mi son imbattuto in nessun “regista migrante”. Evidentemente i tempi non sono ancora maturi perché i migranti s’improdroniscano anche di questo linguaggio. Mentre questo già avviene in altri ambiti come ad esempio quello della letteratura, dove alcune poche penne cominciano a farsi notare.

Quando le circostanze permetteranno ai migranti di usare anche il linguaggio del cinema per raccontarsi, ne vedremo delle belle e sarà tutto un altro film.

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