Arab bloggers meeting

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Non c’è dubbio che i nuovi media hanno avuto un ruolo incisivo nella cosiddetta primavera araba. Tanto che l’impressione è che i vecchi dittatori e i loro regimi siano caduti a colpi di tweet, di post e di forsennati aggiornamenti di stato su facebook. Quel che è certo è che la credibilità dei vecchi media nel coprire questi eventi ne è uscita ridimensionata.
Se il grido di libertà che si sollevava da Piazza Tahrir come da altrove nella piazze della rinascita araba ha saputo diffondere capillarmente in tutto il mondo l’urgenza delle sue rivendicazioni è soprattutto grazie a questi nuovi eroi che armati di computer e telefonini hanno combatutto battaglie decisive sul campo della comunicazione. Anche esibendo il loro volto più cruento, fra massacri e torture, alla fine i vecchi regimi si son mostrati impotenti di fronte alle milizie dello ciber-attivismo. Il vento di lbertà che ha agitato e continua ad agitare le piazze arabe è alimentato anche dai fruscii e dai sibili di milioni di click.
Ma dato agli eroi virtuali ciò che è loro è bene cominciare a prestare attenzione anche a chi paventa ora il rischio di una retorica rivoluzionaria in chiave social network, mentre le condizioni materiali della stragrande maggioranza dei popoli arabi ha beneficiato poco o niente di queste twitter rivolution.
Una buona occasione per farsi un idea dell’ influenza che hanno i nuovi media nelle trasformazioni in atto nel modo arabo è l’Arab bloggers meeting (Tunisi), dove i bloggers arabi sono chiamati a confrontarsi e scambiarsi informazioni perché il loro ruolo di agenti del cambiamento continui in modo più sinergico e coordinato.
barcamp

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