Vino e divino

Vorrei farvi un discorsetto sul vino e sul divino. Vino e divino: gioco di parole sin troppo facile. Senz’altro puerile. Lungi da me il ricorrere a simili banalità per aggraziarmi il lettore. Lo so con chi ho a che fare. Si presume voi siate lettori smaliziati e, almeno per la mia esperienze, spesso questo vuol dire anche essere amanti del buon bere.

E gente siffatta è innanzitutto la schiettezza che la contraddistingue. Anche un certo intuito nel cogliere al volo la corposità di un ragionamento; la limpidezza di un esposizione. Bando alle ciance dunque e vengo al sodo.

Quel che ho da dire ha a che fare con l’ebbrezza del vino e la vertigine del divino.

L’uomo da sempre cerca la verità. Molti la trovano nella religione. Certo esistono anche gli atei, come d’altronde esistono anche gli astemi. Nessuno è perfetto.

Beviamo alla loro salute e continuiamo il nostro discorso. Prosit. Come esistono le cattedrali, le chiese e le basiliche, così il mondo è pieno di enoteche, osterie e cantine. In tutti questi posti vengono celebrati dei riti: da una parte i sacerdoti dall’altra i sommeliers.

Per i cristiani il vino è nientemeno che il sangue di Cristo. Simbolicamente ci si nutre di Dio con un ostia e un buon rosso. Sia chiaro, amici miei, non vi è nessun intento sacrilego nel mio dire. Che siate cristiani o musulmani sono affari vostri. Io vi rispetto entrambi. E a proposito di musulmani, non è mica vero che hanno in uggia il vino. Così sta scritto infatti nel sacro Corano: “è dei frutti delle palme e delle viti vi fate bevanda inebriante e buon alimento, e certo è ben questo un segno per gente che sa ragionare”.

Nel paradiso dei musulmani, fra l’altro, scorrono ruscelli di ottimo vino. Curioso dunque questo legame che lega il vino al divino. Il fatto è che l’uomo ha sete di verità. E si nutre di sapere per colmare questa sua sete. Ed è per questo che ai banchetti dello spirito troviamo sempre vino e religione. Si nutre lo spirito e magari ci si salva l’anima .C’è anche chi arriva a campare nutrendosi solo di questa ricerca di verità. Parlo degli asceti, dei mistici o anche ,perché no, di certi ubriaconi cronici.

Sentite questo verso di Omar Khayyam, mistico persiano:
Prima del dì, su un margine, a sedere
stavo, colla mia bella e il mio bicchiere;
e il vin mandava tanti raggi attorno,
che l’araldo del Sole annunziò il giorno.

Ecco, ho detto quel che avevo da dire sul vino e sul divino. Non so se sono stato chiaro…abbiate pazienza mi gira un po’ la testa. Prosit.

Spero che almeno un po’ vi sia chiaro il legame che c’è fra vino e religione. Per quel che mi riguarda vino e religione sono i mezzi attraverso cui l’uomo si nutre di verità. Che ci sia più verità nel vino o nel divino questo non saprei. Vuoi vedere che anche questa volta la verità se ne sta in mezzo. Prosit.

Fonte: vivere italia

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