La crisi in questi termini

Della crisi che stiamo attraversando si scrive e si parla tanto. Eppure quanto si legge e quanto si sente non rende appieno la gravità della situazione. E come se ci fossero due crisi, una reale e l’altra percepita.
In questo caso, come in quello dell’allarme sicurezza, credo che il motivo vada ricercato nel lessico adoperato all’ uopo dai politici.
A livello di percezione c’è un abisso fra un povero in canna e un povero con la social card.
. La parola social innalza la tua personalissima disperazione al rango di destino collettivo, risparmiandoti tuttavia l’umiliazione della calca del girone dei diseredati; d’ora in poi fai parte di coloro ai quali la miseria non è toccata in sorte, ma di quelli a cui è stata concessa. Per di più l’anglicismo nobilita, e Tremonti è molto british.
Il termine card a sua volta evoca tutto un mondo fatto di sportelli, codici da digitare, pin e raffinata tecnologia; un mondo dove per le transazioni nessuno usa più il contante. Contante con cui tu comunque hai sempre avuto poca confidenza. Quindi non rompere e goditi gli spicci virtuali di cui è potenzialmente portatrice la tua sofisticatissima card.
Con la parola bonus, invece, la crisi acquista un sapore ludico. E laddove il gioco si fa duro, più o meno entro la terza settimana del mese, i duri si giocano il bonus.
Che dire poi dei “lavori socialmente utili”, una vera genialata. In tempi di crisi non ci si può sollazzare con lavori socialmente inutili.
Né tanto meno incentivarli, aggiungiamo noi.

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One Response to La crisi in questi termini

  1. Oggettivamente bonus è molto meglio. Ricorda i premi dei videogiochi. Vada per il bonus! 🙂

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