Ieri D la Repubblica delle Donne riportava tre articoli che hanno per oggetto gli immigrati. Sempre ieri sulla Repubblica c’era un articolo di Gad Lerner che stigmatizza l’uso delle statistiche, riguardanti i cimini commessi dai romeni, politicamente orientate del sociologo Luca Ricolfi.
Di immigrati si scrive molto, forse persino troppo. Mediaticamente parlando sono un argomento che tira. Sta diventando quasi una moda scrivere di immigrati. Forse è inevitabile perché ormai gli immigrati sono una fetta consistente della popolazione italiana con cui volenti o nolenti bisogna fare i conti. Una presenza che non si può più ignorare. E allora questo tanto scrivere di immigrati può essere solo un desiderio di meglio conoscerli. Forse. Eppure avverto in questo tanto scrivere di immigrati un qualcosa d’altro. Intanto scrivere di immigrati sta diventando sempre di più una professione. Ci sono in giro giornalisti ormai specializzati in materia (vedi Metropoli).
Mi chiedo poi perché un lettore qualsiasi debba essere tanto interessato di leggere di immigrati. A parte la curiosità, il desiderio di conoscenza, e gli addetti ai lavori io credo che il motivo sia perché scrivere e leggere di immigrati sia riposante. Un po’ come fare una scampagnata. Un desiderio di girare la testa dall’altra parte per non vedere i veri problemi.
Certo ci sono diversi modi di scrivere degli immigrati. Non a caso ho citato solo testate che fanno un so politically correct degli immigrati. Non a caso non ho citato testate tipo Il Giornale. Testate cioè smaccatamente politicamente orientate. In queste ultime il trattare di immigrati più che uno svago è uno sfogo. Gli immigrati vi vengono descritti come causa di tutti i mali possibili e immaginari. Questi organi d’informazione fabbricano capri espiatori di cui a quanto pare una fetta consistente dell’opinione pubblica non può fare a meno e che puntualmente a ogni tornata elettorale ricambia il favore a suon di voti.
Un altro motivo per cui si scrive tanto di immigrati è che anche gli immigrati cominciano a essere fruitori dei media, nonostante le difficoltà con la lingua.
Comunque questo tanto scrivere di immigrati secondo me è anche un modo per prenderne le distanze. La scrittura d’altronde serve anche a questo: oggettivizza, esorcizza. Per di più scrivere di immigrati è un esercizio intellettuale di nicchia, e ultimamente i generi di nicchia sono molto in voga.
Si sfornano statistiche sugli immigrati, si scrivono libri sugli immigrati, si fanno corsi universitari sull’immigrazione, si scrivono tesi sugli immigrati, si intervistano immigrati… di immigrati come dicevo si scrive, si scrive, si scrive…e questo blog non fa eccezione.