Agostino, Sant’Agostino

Mentre mi accingo a scrivere questo post ho ben presente l’altro di post pubblicato qualche giorno fa su aSanguefreddo, che ha finito per offendere la sensibilità di alcuni fedeli cattolici e di qualche agnostico, per cui metto le mani avanti e chiedo subito scusa, sin d’ora, se, Dio non voglia, finissi anche solo di striscio per offendere una qualche sensibilità.
D’altronde penso che a questo punto, e per quei due gatti che hanno la magnanimità ( e una buona dose di voyerismo) di seguirmi in queste malsane elucubrazioni onanistiche, sia abbastanza chiaro che Stracomunitari non persegua la provocazione fine a se stessa e semmai ci scapasse è solo per nobili scopi: questo almeno nelle intenzioni. Sì, la premessa è lunga ma è doverosa visto che l’argomento che andiamo a trattare è niente popò di meno che S.Agostino.

All’ epoca raggiungere Roma dall’Africa non era roba da poco. Ma per chi era dotato di spirito d’intraprendenza e della spavalderia della gioventù, era solo questione di coraggio. Dote questa che non difettava certo al giovane Agostino.
Agostino, S.Agostino era un nordafricano: un extracomunitario come si direbbe oggi. Uno straniero che, per fortuna del cristianesimo, ha potuto compiere il suo progetto migratorio.
Anche se oggi, e ci mancherebbe, Sant’Agostino è universalmente noto per quel viaggio nel sé, mirabilmente appuntato nelle Confessioni dove si ripercorre il tormentato itinerario di chi cerca il dono della fede attraverso la ragione, qui metteremo l’accento sopratutto sul migrante Agostino. E lo faremo in poche parole. Ci avvaleremo anche di un artifizio scenico. Una manipolazione temporale in modo che il giovane Agostino in procinto di partire per Roma si trovi a farlo non nel 300 ma in anno qualsiasi del 2000.
Dunque Agostino appartiene a una povera famiglia e di visto turistico non se ne parla nemmeno.
Agostino però è uno studente brillante, mente versatile, tendente all’introspezione con una forte attrazione per le novità. Facciamo quindi che si laurea in filosofia politica con una tesi dal titolo: contra i talebani per poi prendere un master presentando una tesina intitolata Polemica contra Bin Laden. Si laurea a pieni voti ma gli viene negata una borsa di studio per proseguire i suoi studi all’estero. A questo punto si ricorda che a Roma ha un amico. Lo contatta e gli riferisce dei suoi propositi di raggiungere l’Italia via mare. L’amico, lo dissuade da tale scelta narrandoli delle disumane condizioni di permanenza nei Cpt e di come il golfo di sicilia, lo stesso che ha dato i natali ad Afrodite consegnandola all’eternità ora è ridotto, nei suoi fondali, a un cimitero dove sono sepplliti migliaia di giovani africani che come lui hanno avuto la stessa idea ma che ora giacciono inermi avvolti dal silenzio e dall’oblio( l’amico di Agostino era un tipo alla Renato Zero totalmente privo del dono della sintesi) e da amico gli fa capire che lui conosce certi compaesanei che dietro lauto compenso sono in grado di procurargli un contratto di lavoro perché possa entrare legalmente in Italia. Agostino entusiasta accetta subito e dice all’amico che per i soldi non c’è problema tanto la mamma non me li negherà di certo.
Ora il giovane Agostino è finalmente in Italia. Sorvoliamo sulle peripezie Kafkiane che ha dovuto patire prima di avere il permesso di soggiorno e delle angherie subite dal suo pseudo datore di voro (una serra per ortensie). E andiamo spediti, onorando la promessa di brevità fatta poc’anzi, verso il finale. Com’è noto Agostino si fa strada nel campo della teologia e ben presto avvia la pratica del ricongiungimento familiare onde farsi raggiungere da Monica.
Durante questo periodo di stenti (on the road), che potremmo definire periodo Kerouac Agostino fa una vita disordinata al punto da venire additato dalla gente del posto come un perturbatore della quiete pubblica. L’animo sensibile dell’ irrequieto Agostino accusa il colpo e considera le reazioni degli oriundi come motivate soprattutto dal suo essere straniero. Non riuscendo a stabilire un buon rapporto di serena convivenza con gli abitanti del Rione dove nel frattempo si era stabilito e non trovando gente disposta ad affitargli casa si ritira, insieme ad un gruppetto di amici, in una zona periferica occupando una casa abbandonata dalle parti di Cassiciaco.
In questa autoghettizazione però trova modo di riprendere la sua passione per lo studio e l’alta speculazione e fra mille difficoltà riesce a pubblicare alcuni scritti, accolti molto favorevolmente dalla critica e che già in nuce fanno trasparire quel genio che di lì a poco si sarebbe travasato nel best seller: De civitate Dei.
Certo la vita del Extracomunitario Agostino è stata travagliata, ma ora, col senno di poi, possiamo ben dire che ne è valsa la pena.
La storia finisce qui e se proprio vogliamo cavarne una morale, c’è una strofa di Morandi che se non pecasse di ottimismo calzerebbe a pennello: uno su mille ce la fa.

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4 Responses to Agostino, Sant’Agostino

  1. Complimenti: Malih sei il mio mito!
    Un po’ autobiagrafico questo Agostino o sbaglio?

  2. Malih says:

    Grazie Michele.
    Autobiografico?
    Lasciamolo scoprire a Giulia Angeletti.

  3. Giacomo says:

    è stato ben fortunato sto Agostino. o sono male informato oppure questa rivisitazione in chiave 2000 del viaggio di Agostino è una storia tipo Disney, dove alla fine il protagonista ce la fa sempre e le difficoltà incontrate sono poco più che ridicole. Oppure potrebbe essere una storia all’americana, dove si prende ad esempio il caso che ce la fa per dare speranza a tutti quanti, ma ha senso darne?

  4. malih says:

    Ti sembrano troppi “uno su mille”?

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