Caro Scalfari

Venerdì 15 ero a Bologna invitato dal Festival delle differenze a un dibattito avente per tema Media e immigrazione. Il pubblico presente, per quanto nutrito e molto interessato, non può certo essere paragonato alla folla che seguiva l’altro di Festival, che intanto animava le piazze di Bologna. Parlo ovviamente del vostro Festival: La Repubblica delle idee. Bella anzi bellissima iniziativa, dove si ragionava di futuro. Non capita tutti i giorni di vedere fior fiori di intellettuali in giro per le piazze a interrogarsi sui possibili scenari futuri condividendo saperi, preoccupazioni e speranze.

Subito il Festival delle differenze sono andato a godermi lo spettacolo di Bergonzoni. Una piazza gremita all’inverosimile. Accanto a me la gente rideva di gusto fino alle lacrime, e io con loro. All’improvviso ho realizzato che ero immerso nel meglio dell’Italia: piazze bellissime, relatori geniali e un pubblico appassionato e civile. Tutte cose che fino all’altro ieri sembravano completamente sommersi in una montagna di grezzume cafone dove si distingueva solo chi la sparava la più grossa e razzista possibile. Dove i fan di Gentilini sembravano crescere a dismisura, con tutte le pacchianerie e il kitsh che questo comportava.

Ora le speculazioni più acute a cui ricorrevano pensatori del calibro di Gentilini, e dei loro fan, ruotavano (ruotano ancora?) tutti attorno ad un perno: l’immigrazione. Tema questo che a mio avviso non può mancare quando quando ci si interroga sul futuro. E allora non capisco come mai fra i tanti eventi che hanno animato La Repubblica delle idee non ci fosse uno specifico sull’immigrazione. Vorrei essere tranquillizzato. Mi dica per cortesia se si è trattato solo di una svista imperdonabile oppure se siamo dinnanzi a un caso di freudiana rimozione? La mia impressione, come direbbe Bergonzoni, è che per non vedere si è messa la testa dentro lo struzzo.

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