“Dopo la notte” e Quelli che la scrittura migrante

Alessandra Boga è una mia facebookamica che segue molto da vicino la questione femminista della donna musulmana.
Ho appena finito di leggere il suo “Dopo la notte”. È un romanzo che narra delle vicissutini drammatiche di donne musulmane immigrate o di seconda generazioni alle prese con mariti poligami e padri padroni.
“Dopo la notte” ricorda molto da vicino Hina e la ragazza marocchina uccisa dal padre ( e a tratti anche i relativi commenti della santanchè) tanto che a leggerlo sembra di scorrere la cronaca di questi giorni.
Nell’arco delle 70 paginette della durata del libro tre donne muoiono di morte violenta. La prima è laila che è anche la protagonista del libro. Leila (notte in italiano) viene uccisa dal fratello e da alcuni suoi amici. Reema si toglie la vita ingerendo dei barbiturici. Ragaà invece viene sgozzata dal marito.
È un genere questo inaugurato da Alessandra Boga, ancora tutto da scoprire, ed anche- editorialmente parlando-un filone tutto da sfruttare: condensa in sé la leggerezza del fotoromanzo e gli eccessi alla pulp fiction, il tutto declinato in chiave interetnica ed interculturale.
Era inevitabile che prima o poi la letteratura d’evasione cominciasse a pescare anche nelle storie dei migranti.
Purtroppo però l’Italia non ha un suo Tahar Ben Jelloun, e del ricco patrimonio di storie di immigrati, in mancanza di degni cantori, temo ne rimarrà traccia solo nei toni sensazionalisti conservati negli archivi dei giornali e della tv. Qualcosa insomma, salvo rare eccezioni, di molto simile a un oltraggio alla memoria.
Ben vengano dunque libri come questo di Alessandra Bogo che insieme allo svago, ci offrono l’occasione di riflettere sui processi in atto di contaminazione fra le diverse culture, risparmiandoci sia il piglio corruciato dei seriosi saggi di sociologia che l’accidia di certa scrittura migrante con tutto il suo armamentario di cineserie e ammiccamenti e pensierini neo orientalisti generosamente arabescati e damascati e artatamente concepiti per soddisfare i gusti di una cerchia ristretta di affezionati lettori ( una manciata di anime belle e qualche bruttina stagionata con tanto di ventaglio) che non sanno guardare all'”altro” se non con sguardo sognante pieno di fantasie esotiche.
Quelli che la scrittura migrante
Se gli scrittori migranti ( e chi ne tira le fila) intendono indugiare ancora a lungo a curare questa nicchia di lettori sono affari loro. Ma a questo punto gli consiglierei, per meglio venire incontro alle esigenze dei loro lettori, di distribuire direttamente i loro libri nelle erboristerie, nelle parafarmacie, presso gli apicoltori, negli agriturismi, negli stand delle feste dell’unità , nelle librerie esoteriche e in tutte le botteghe della green economy.
Perché qualcosa mi dice che i consumatori di questo genere di scrittura migrante sono anche i classici consumatori schifiltosi che si nutrono solo di cereali integrali , di frutta e verdura biologica, di fermenti lattici vivi; si spostano solo a piedi o al massimo per le lunghe distanze usano bici elettriche, ascoltano solo musica celtica, si dissetano unicamente con con infusi a base di erbe medicamentose ed ovviamente sono ayurvedici. Vestono solo capi di lana vergine lavorata a mano da alcune vedove ( vergini anch’esse) di mistici sufi, scoperti nelle montagne del Burkistan da qualche promoters dell’economia etica facenti parte di una benemerita Onlus con filiali sparse in tutti gli anfratti dei paesi del “sul del mondo”, unite in cooperative e immesse nel circuito florido del commercio equo e solidale.
Questo per quanto riguarda le fascie giovani e medie di questo target di lettori, mentre invece le signore un pò più in la con gli anni, quelle che per intenderci che si avvicinano alla scrittura migrante struggendosi di nostalgia per lawrence d’Arabia e Rodolfo valentino, e che in fatto di erbe medicamentose si limitano alla camomilla , possiamo traquilamente immaginarcele mentre in vestaglia si aggirano per casa , sorseggiando una tisana fumante mentre per un attimo posano il libro del loro scrittore migrante di turno dal nome impronunciabile sul comodino accanto all’abat jour a sua volta adagiato su un centrino fatto anche questo a mano dalla defunta zia che fra l’altro prima di passare a miglior vita ha fatto in tempo a tappezzare tutte le superfici piane della mobilia di centrini e di infilare sotto ad ogni singolo ninnolo e suppeletile sparsi qua e là per la casa un centrino della forma più appropriata( rotondo, triangolare, rettangolare e così via fino ad arrivare alle forme più bizzarre) lo posa dicevo sul comodino giusto il tempo per andare a spegnere il forno che ormai le mele son ben che cotte.

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7 Responses to “Dopo la notte” e Quelli che la scrittura migrante

  1. Alessandra says:

    Ciao Mohamed. Grazie della recensione che mi avevi promesso… . Credevo sarebbe stata più impietosa. Comunque è ispirata a una vicenda avvenuta in Israele e, leggendo “l’originale”, si capisce che non è affatto eccessiva: http://www.corriere.it/…/frattini_indagini_difficili.shtml . Il tutto riguarda donne di UNA STESSA FAMIGLIA: questo mi ha colpita.

    A che cosa ti riferisci “con condensa in sé la leggerezza del fotoromanzo e gli eccessi alla pulp fiction”? Un appunto: a un certo punto hai scritto “BogO”, anzichè “BogA”. 🙂

    Ci si vede su Facebook!

  2. Malih says:

    Ciao Alessandra
    “recensione” mi sembra un pò troppo!
    ftoromanzo perchè a questo ho pensato leggendolo e non ti saprei dire perchè.
    Pulp fiction per via di tutti quegli ammazzamenti senza tanti complimenti.
    La O invece della A, invece, fa parte dei rischi di tenere un blog: finisce che lapsus e altre freudianerie varie rivelino , e ci rivelino, aspetti di noi talvolta anche inconfessabili!

  3. Alessandra says:

    Beh, insomma, grazie per aver parlato del mio libro!

    aspetti di noi talvolta anche inconfessabili!

    Tipo?

  4. Ahò, a Malih!!
    se ve leggono con sguardo sognante nun va bbene; dite che sò vecchie hippie new age rintronate.
    Se ve dicono de tornà sur barcone nun va bbene lo stesso, dite che so’ razzisti.
    Se ve fanno er festival der cus cus, poi addirittura je menate….
    Ma che se deve fà per piacè a voi immigrati?
    :-))))

    (oggi m’è uscito er romanesco)

  5. admin says:

    A Rossa!!

    solo quelle come te a me me piacciono

  6. Stefania says:

    Ehm… io ogni tanto leggo gli scrittori migranti, ma non mi pare di appartenere alla categoria degli strambi ultra-ambientalistici. Sono carnivora, non entro in erboristeria da quando avevo dieci anni e la musica celtica mi fa cagare.
    😛

  7. Malih says:

    Brava Stefania:) continua a leggerci

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