Candidati di origine non italiana: novità o déjà vu?

Mancano pochi giorni al voto e i candidati cercano di dare il meglio di sé. Come si suol dire la campagna elettorale si sta infuocando. Ma il calore che sprigiona è quello di un fuoco tiepido che nè scalda i cuori nè rischiara di speranze i cupi presagi all’orizzonte.
Ci si salva dagli sbadigli solo grazie all’ennesima discesa in campo del solito Berlusconi, ancora parecchio arzillo a discapito degli anni che passano, degli scandali non ancora del tutto tacitati e dei processi che lo vedono coinvolto nel consueto e collaudato doppio ruolo: come imputato e come giudice dell’operato delle toghe rosse.
Invero una novità ci sarebbe ed è rappresentata dai candidati di origine non italiana. Quasi tutti gli schieramenti in gioco hanno aggiunto un posto a tavola, cioè un possibile scranno in più per alcuni fortunati nuovi italiani. Il partito più convinto in questa direzione sembra il Pd, che è arrivato a promettere, per bocca del suo segretario, di fare la legge sulla cittadinanza per i figli di stranieri nati in Italia entro i primi cento giorni di governo. Per gli altri sembra più che altro una mossa dettata dal politically correct. Ma tutti lo fanno perchè ormai gli stranieri sono una parte consistente, strutturale e non più eludibile di questo Paese.
Ma chi sono questi candidati? Come sono considerati dall’elettore, sia esso italiano che nuovo italiano? Quali le loro agende? Sono portatori di ricette particolari per risollevare le sorti di questo paese? Come comunicano? A queste ed altre simili domande è difficile rispondere. Nell’attesa che più autorevoli cronisti politici decidano di avventurarsi anche su questo tema poco esplorato, io intanto mi limito a porle. Qualche considerazione in merito all’ultimo quesito però la voglio spendere.
Per quanto sono la novità di questa campagna elettorale, i candidati di origine straniera sono assenti dai media mainstream, con in testa la televisione. Ed è risaputo come questo mezzo giochi ancora un ruolo determinante nell’indirizzare il voto. Soprattutto ora che siamo agli sgoccioli, più del razioncinio dei programmi a farla da padrona è la pancia: la gestualità, il tono di voce, il look (mi si perdoni la parolaccia)… in una parola l’immagine, la comunicazione . Tutti aspetti che per l’appunto trovano nella televisione il loro veicolo più efficace.
Risulta invece più abbordabile ai nostri candidati affidarsi al vecchio sistema dei comizi, coadiuvato però dal nuovissimo che avanza e cioè la rete con i suoi video su YouTube e l’uso più o meno sapiente dei social network.
Andando a spulciare solo nei profili o pagine facebook di alcuni di questi candidati la mia impressione e che anche l’uso di questo mezzo è improntato al dilettantismo. Tranne il caso di Khalid Chaouki, dove s’intuisce l’ausilio di esperti del mezzo, gli altri i profili sono usati soprattutto come sistema più economico per l’affissione dei santini elettorali. Tolto l’intrinseco effetto novità delle origini non italiane, sul piano comunicativo nulla di nuovo all’orizzonte.
L’unica immagine che mi ha colpito più delle altre e quindi almeno nel mio caso è stata efficace è quella di Abdelmadjid Daoudagh, candidato alle regionali Lombardia 2 con Ambrosoli. Nome di battaglia: Majid l’operaio.

This entry was posted in Senza categoria and tagged , , , . Bookmark the permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *