Annunciare la Buona Novella? Meglio comunicarla

È già inusuale che esistano due papi contemporaneamente, che poi entrambi decidano d’intrattenere pubblica corrispondenza con due atei incalliti è segno dei tempi.
Ad iniziare è stato Papa Francesco con la sua bellissima lettera indirizzata ad Eugenio Scalfari. Seguito qualche giorno dopo dall’emerito Papa Ratzinger. Questa seconda missiva non ha nulla della rotondità della prima. Anzi è piuttosto puntuta e con il consueto professorale piglio accigliato. Una lezione di alta teologia, corredata da colte citazioni, impartita con fermezza teutonica a quello scapezzacollo di ateo impudente che risponde al nome di Odifreddi.
Il giornale onorato dall’attenzione dei papi è la Repubblica, che fa della laicità il suo marchio di fabbrica.
Come era naturale succedesse, è successo che questa inaspettata incursione di acqua santa in terreno luciferino ha provocato una lunga scia di commenti e interventi che tuttora non sembrano esaurirsi. Quasi tutti i commenti però sono reazioni alla lettera di Francesco. L’accoglienza allo scritto di Ratzinger invece è piuttosto tiepida, come per tutto il suo papato d’altronde.
Non è per entrare nel merito delle ragioni degi uni (gli atei) e degli altri (i credenti) che scrivo, ma per rimarcare questa nuova modalità nella comunicazione che i gestori della fede sembrano aver intrapreso. La cosa che subito si nota è questa volontà di sporcarsi le mani entrando nell’arena non proprio aulica del mondo delle news. Un mondaccio. Se la notizia è appetibile, se vende copie e aumenta il numero dei clik, la si dà. I giornali è i giornalisti sono unanimamente additati come ambienti e uomini di zero scrupoli, pronti a tessere le lodi del più generoso mecenate disposto a garantire la pagnotta. Che ben due papi decidano di metterci piede è perciò cosa degna d’interesse.
Qualcosa è cambiato nella strategia di comunicazione adottata sin qui dai salvatori d’anime.
Il relativismo impera e la crisi di vocazioni è annosa. Non si può più tergiversare. Bisogna afferrare il toro per le corna. In giro ci sono un sacco di anime da salvare. E si è perso il conto delle pecore smarrite. In altre parole: il target è ben definito e il bacino dei potenziali clienti è ragguardevole. Non basta più affidarsi alla provvidenza però, quel ci vuole qui è una mirata azione di marketing. Con un testimonial d’eccezione, qual è Papa Francesco, è una campagna questa destinata a sicuro successo.
A Senigallia, città dove vivo, in questi giorni, per promuovere un evento religioso organizzato in città, si notano a tutte le ora dei gruppetti di giovani francescani in giro per la città a distribuire volantini. Di solito a promuovere gli eventi sono giovani ragazze succinte che dispensano sorrisi mentre allungano volantini. Le cose evidentemente stanno cambiando.
Le vie del signore sono infinite, e alcune giocoforza devono passare per il marketing. In fin dei conti annunciare (efficacemente) la buona novella è questione di squisita pertinenza del mondo della comunicazione.

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