Si fa presto a dire kebab

Abbiamo un ex ministro di origini congolesi e un deputato di origini marocchine. Abbiamo scrittori delle più diversificate origini. Lo stesso dicasi per nuovi editori e direttori di svariati festival. Da poco, in questo fenomeno di mobilità sociale verso l’alto dei “nuovi italiani”, si è inserito anche il primo avvocato di pelle nera iscritto all’ordine in Italia.
Certo, parliamo di casi sporadici e siamo ben lontani, tanto per fare un paragone, dai risultati ottenuti dalle minoranze etniche degli Stati Uniti d’America. Ci informa Federico Rampini, in un articolo apparso recentemente su Repubblica dal titolo Etnopower la riconquista dell’America, che, per esempio, Il reddito degli indiani è il doppio di quello dell’americano medio: 90.000 dollari l’anno contro 50.000. Lo stesso articolo dà notizia dell’imminente uscita di uno studio condotto da due docenti della Yale Univesity (Amy Chua e Jed Rubenfeld) da cui trae un’ipotesi sul motivo di cotanto successo che, secondo i due studiosi, sarebbe dovuto a questa tripletta caratteriale: complesso di superiorità, insicurezza profonda, spirito di sacrificio. Tesi questa alquanto provocatoria, tanto da sollevare un vespaio di polemiche sino all’accusa di “razzismo all’incontrario”.
Qui in Italia, come si diceva, il fenomeno dell’etnopower è ancora agli albori. Ma il trend è segnato e i dati (fonte Censis) parlano chiaro: 379.584 gli imprenditori stranieri che lavorano in Italia: +16,5% tra il 2009 e il 2012, +4,4% solo nell’ultimo anno. Rappresentano l’11,2% del Pil dell’Italia, versano nelle casse dell’INPS 10 miliardi di euro l’anno e 3 milioni di italiani lavorano per loro (fonte Unioncamere).
Prendiamo nota: gli italiani di nuovo conio, non senza inciampi e ostacoli, stanno affrontando la lunga e ripida scalinata della promozione sociale, alla cui sommità fino a ieri avevano esclusivo accesso solo pochi italiani doc. C’è da aggiungere che i figli d’immigrati non sono gli unici a godere dei vantaggi della propria temeraria vivacità, a giovarsene è l’Italia tutta. Quest’Italia ormai veneranda, dove gli over 65 rappresentano il 20% della popolazione, ha estremo bisogno di una bella iniezione di dinamismo.

Ma dopo questa sfilza di dati quel che ci vuole è una bella storia. Perché i dati, per quanto molto utili a restituirci il quadro della situazione, hanno un grave difetto: sono poco empatici.

Invece Islam Shafiqul ispira subito simpatia. E’ un giovanotto del Bangladesh di 31 anni, gli ultimi 8 dei quali passati a Senigallia. Dopo svariati lavori e lavoretti come operaio da poco ha deciso di fare il salto mettendosi in proprio con una kebabberia. Nel video che segue ci racconta della sua personale scalata sociale. Del suo piccolo sogno che si sta realizzando. Nulla di clamoroso, per carità. Non è certo questo uno di quei casi di imberbi divenuti miliardari dall’oggi all’indomani inventandosi una “app.”. I sogni hollywodiani lasciamoli al grande schermo. L’etnopower è un processo di lungo respiro, non è proibito sognare, ma i sogni, prima di farli librare, meglio passarli al vaglio di un sano pragmatismo.
Anche un po’ di leggerezza e d’ironia non guastano. Come vedrete si scherza e si gioca. E’ lo stile di kebab houseGent’d’S’nigaja from the Worl, progetto che condivido con gli amici di Gent’d’S’nigaja, pagina Facebook che si occupa di dialetto e cose senigalliesi. Si gioca all’integrazione già nel mentre si fa l’intervista o, se si preferisce, si gioca a fare un’intervista nel mentre si pratica l’integrazione.
http://youtu.be/RHSHsn3WulQ

(Fonte: Prospettive Altre)

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