I nuovi padri

È impressionante come la stampa abbia aggredito la vicenda di Almas Mahmood, ben decisa a non farsi sfuggire l’appetibile preda, se non dopo averla spolpata fino all’osso. Paginoni su paginoni. Titoli ad effetto. Interviste a tutta la rete di amicizie e conoscenti di padre e figlia . Foto del casolare di campagna dove vive la famiglia. Un vero Porta a Porta consumato sulle pagine dei giornali locali. Con tanti apprendisti Bruno Vespa allo sbaraglio.

Ce l’hanno messa tutta per offrirci dettagli macabri e altri eventuali atrocità.
Ma la notizia in sé, per quanto possano ricamarci sopra è – si potrebbe dire- esangue: un padre ha obbligato la figlia a salire con lui in macchina.

Sennonché il padre in questione è pakistano e musulmano. Questo basta per far scaturire le più cruenti fantasie. Vengono subito in mente le tristi vicende di Hina e Sanaa, e si scatena l’adrenalina dei cronisti.

Chissà per effetto di quale alchimia le news che vedono protagonisti i padri musulmani attirano la morbosità dei cronisti senza scrupoli e la curiosità malsana dei fruitori dei media.

E pazienza se poi l’opinione pubblica si farà degli immigrati una pessima idea. Pazienza poi se l’integrazione ne risentirà. Pazienza se poi molti padri musulmani si sentiranno mal percepiti. Ma soprattutto questa pazienza non la dovranno mai perdere: né va della loro patria potestà; né va della loro libertà e della privacy. Tutti aspetti che giustamente vengono messi in forse ogni volta che si ricorre alla violenza.

Ora però è giunta l’ora di dibattere serenamente del difficile ruolo dei padri immigrati. Padri in bilico fra modelli culturali della società che gli accoglie e nella quale crescono i loro figli, e i modelli culturali della loro società d’appartenenza.

Un dibattito scevro da pregiudizi, che serva a rendere consapevoli gli immigrati sulla peculiarità della loro paternità e che gli aiuti ad affrontarla nei modi più idonei, sempre tenendo presente la serenità e il benessere dei figli. Un dibattito che possa servire anche a scoraggiare inopportune ingerenze nel delicato rapporto padri-figli.
(pubblicato su Vivere Italia)

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