Italia, Europee 2104. In lizza c’erano una congolese, un greco, qualche padano e molti italiani. Forse persino un alieno: Magdi Cristiano Allam.
Tutti i candidati, durante la campagna elettorale, ne hanno dette di cotte e di crude sul conto (e sui conti) dell’Europa. Tipo: Basta Euro; fuori dall’ Europa; Bruxelles ladrona. Intanto però tutti chiedevano voti per andare proprio in questa landa dell’universo così tanto sporca e cattiva.
Gli elettori, benevoli, sono stati ad ascoltare tutti, poi hanno dato a ciascuno più o meno quel che chiedeva, proporzionalmente alla forza con cui questa volontà veniva espressa.
Meno del 4% dei voti a chi ha manifestato chiaramente di non volere l’Europa.
Più del 6% dei voti è andato alla Lega. Qui l’Europa c’entra poco: qualsiasi altra destinazione andava bene. Nel caso specifico, quel che all’elettore premeva era soprattutto vedere certa gente fuori dall’Italia.
Inspiegabile il 4,4% ad Alfano.
Più del 40% dei voti è spettato alla compagine capitanata da Renzi. Qui la fregola per l’Europa era evidentissima, anche se l’eloquio era garbato e sembrava chiedesse null’altro che un lascia passare per Bruxelles.
Il 16,8% di Berlusconi è l’ennesima prova che, al cavaliere, non bisogna mai darlo per spacciato. Riesce sempre a rinascere dalla sua cipria. Quando hai la fortuna di circondarti di gente come Signorini, Toti e Dudù nulla è impossibile.
E poi ci sono i grillini, che non si capiva se volevano stare fuori o dentro a quest’Europa. Nel dubbio, il popolo sovrano ha emesso, anche in questo caso, un equo verdetto: il 21,1%. Nè più nè meno di quel che basta per stare con un piede un piede in Europa e l’altro nel loro amato blog.