Nel cielo volavano matite

Nei giorni dei fatti di Francia io ero a letto con l’influenza.
Avevo la febbre, tutto dolorante, un po’ sapevo e un po’ no dove mi trovassi. L’unico mio punto fermo era la tv. A qualunque ora la guardassi mi diceva: Io sono Charlie. Anzi: je suis Charlie. C’era qualcosa di pirandelliano e/o di shakesperiano in questo Io sono Charlie. Sarà stata la febbre ma io da piccolo avevo un cane di nome Charlie… E allora questo coro allargato di replicanti Charlie mi suonava buffo anche se senz’altro amabile.
Ma erano pochi gli attimi di lucidità. Per lo più me ne stavo in uno stato di dormiveglia assai rincoglionito e a tratti quasi delirante.
Sono stato a Parigi. Una Parigi da cartolina. Era inverno. Gli alberi alti filiformi e spogli. Forse sono stato anche al cinema, e davano un film con sparatorie dozzinali e attori cani. C’è stato un assalto a un negozio di un ebreo. Protagonista del film sicuramente era la campagna francese. C’erano anche i ragazzi delle banlieue, di cui due erano fratelli ed erano particolarmente sportivi. Un altro si chiamava Ahmed. Un altro ancora era nero e credo si chiamasse Colibrì. Poi non so perchè ma a un certo punto tutti si son messi a parlare di Islam e di musulmani e di arabi. Invece erano tutti francesi.
Io continuavo a star male e la febbre a salire. A Parigi intanto si era radunata parecchia di gente. Guidati da Hollande. In prim fila c’erano anche molti altri capi di stato. Fra cui, ma non ne sono sicuro, anche Arafat. E nel cielo volavano matite.

This entry was posted in Senza categoria and tagged . Bookmark the permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *