Il terrorista norvegese

Le novità rappresentate dal terrorista norvegese mi hanno scosso dall’ allentamento di attenzione con cui ormai si fruisce questo genere di notizie provenienti dai consueti scenari racchiusi fra Afghanistan, Iraq ed altre lontananze. La novità più saliente è appunto l’inedito scenario: la Norvegia.
D’indubbia novità è anche sentire gli anchorman descrivere l’autore dell’atto terroristico come “fondamentalista cristiano”: una rottura epistemologica nel linguaggio dei media; un drastico cambio di prospettiva che non potrà non avere ripercussioni sulla nostra visione del mondo. Se scomodiamo per un attimo il famigerato inconscio collettivo, e come quest’ultimo sia stato plasmato dai drammatici attentati alle twin towers, potremmo chiederci se la novità del terrorista norvegese e “fondamentalista cristiano” sarà capace di qualcosa del genere. A mio avviso sì. Secondo me si è aperta una crepa ( sempre nel famigerato inconscio collettivo) e da questa crepa se ne andranno vecchie convinzioni ed altri paradigmi ne prenderanno il posto. Il nostro modo di vedere il diverso ad esempio. L’altro potrebbe d’ora in poi non essere più il diverso per antonomasia, ma addirittura il prossimo. Il concetto d’alterità diventerebbe una questione d’introspezione. Vecchie diatribe come: se sia meglio integrare o assimilare gli stranieri, diventeranno velleitarie. E sarà data prorità a questa nuova paura che è la paura del simile.
L’altro elemento di novità del terrorista norvegese è il fatto di non essere anonimo ( di solito i media ci parlano di attentati ma degli attentatori poco o nulla si viene a sapere. Salvo identificarli con sigle più o meno fumose di matrici ideologiche, religiose, politiche o altro che non fanno che confonderci ancor di più ). Questo invece ha un nome e cognome. Non solo, è pure alto, biondo e moderno da sembrare l’eroe di un videogame. Ha la modernità dell’ avatar. Sembra direttamente partorito dalle fantasie più ardite dei vari Borghezio disseminati un po’ ovunque in giro per l’Europa. A rafforzare tale impressione di eroe è probabilmente l’immagine che lo stesso terrorista norvegese ha voluto lasciare di sé disseminando il web di foto e video. Immagini che ricalcano il vasto campionario dell’iconografia noir/gotica, celtica, templare et similia di cui sono farciti i più ambiti prodotti dell’attuale infotaintment e dell’industria culturale e da cui attingono per il loro folklore anche i movimenti di estrema destra.
Un altro elemento che mi ha colpito di questo terrorista è la mole della tesi per giustificare il suo atto criminale. Una disserzione di 1500 pagine, a quanto si dice, argomentata con coerenza, con dotte citazioni ( Adorno, Marx… ) e puntuali riferimenti storiografici; chissà se corredata anche da appendice a mo’ di bibliografia.

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