Isabelle Eberhardt

isabelle

8 Marzo festa della donna: tanti auguri e tante mimose.
Questo post però è dedicato soprattutto a quelle donne che non sanno che farsene degli auguri e delle mimose e trovano questa festa un tantino stupidina.

Tempo fa in una bancarella di libri, mi è capitato per le mani un vecchio libriccino di tale Isabelle Eberhardt: i cercatori di oblio. Lo sfoglio e scopro un’Africa vista dagli occhi di una ragazza europea poco più che ventenne che si lascia alle spalle una vita tutto sommato agiata per catapultarsi in mezzo al deserto, e non per farsi un viaggetto ma per stabilirsi in uno sperduto paesino dell’ Algeria, assumere il nome maschile di SiMahmoud, convertirsi all’ islam e convivere con un arabo del posto.
Isabelle Eberhardt, spirito ribelle, incurante degli “altri” che la vedono come “una donna perduta che fumava troppe sigarette, beveva troppa anisetta, si concedeva troppi uomini e troppo kif”, decide di abbandonarsi alla sua natura vagabonda.
” Avere una casa, una famiglia, una proprietà o un impiego pubblico, avere dei mezzi di sostentamento ben definiti ed essere un utile dente d’ ingranaggio della macchina sociale. Tutte queste cose sembrano necessarie e addirittura indispensabili alla grande maggioranza degli uomini, intellettuali inclusi, ed inclusi anche coloro che credono di essere completamente liberati. Eppure queste cose sono solo una diversa forma di schiavitù che viene dall’ associarsi con gli altri, da un’associazione continuata e minuziosamente regolata.”

Isabelle Eberhardt morì all’età di 27 in una circostanza davvero inconsueta: un’alluvione in pieno deserto.

Chiedo venia per questa specie di recensione ma era solo un modo per dire che non so se negli 8 marzo a venire avrò modo di regalare mimose ma sono sicuro che non mancherà un pensiero di ammirazione per il coraggio di tutte le Isabelle Eberhardt.

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2 Responses to Isabelle Eberhardt

  1. La festa non è ‘stupidina’, è instupidita dal modo in cui la banalizziamo.
    La storia di Isabelle Eberhardt è affascinante, come succede quando c’è in ballo una donna coraggiosa e ‘anticonvenzionale’ , però secondo me ha fatto un errore di fondo: …”solo una diversa forma di schiavitù che viene dall’ associarsi con gli altri…”
    Associarsi con gli altri (nel lavoro, nel privato, nella società) è l’unica via per contare e che dà senso alle nostre azioni. Almeno in questo momento della storia…
    Il diritto all’individualità l’abbiamo già rivendicato abbastanza, ora serve piuttosto ritrovare la dimensione collettiva. Scusa il pistolotto.
    E grazie degli auguri, anche se io sono una di quelle che li gradisce 🙂

  2. LorenzoMan says:

    Quando leggo queste cose mi viene sempre da pensare che questi personaggi devono gran parte del loro fascino al fatto di essere persone poco comuni, mosche bianche.
    Se tutti fossimo come loro la razza umana si sarebbe probabilmente estinta qualche migliaio di anni fa.
    Inoltre trovo poco coerente, per una che rifiuta le convenzioni, convertirsi ad una religione, qualunque essa sia.

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