A Voi Comunicare


Sul fatto che viviamo nella società della comunicazione credo siamo tutti d’accordo. Da McLuhan in poi parlare di comunicazione è diventato quasi un vezzo, un tocco di mondanità che fa tanto gente di mondo.
È prassi diffusa, anzi un vero e proprio rito propiziatorio, dire con McLuhan che “il mezzo è il messaggio”, quando si decide di avventurarsi in questi temi. Ora che l’ho citato già due volte posso dunque continuare tranquillo.
L’aspetto che qui mi interesa della comunicazione è quello della comunicazione interculturale.
A focalizzare nuovamente la mia attenzione su questo particolare aspetto è il sito AvoiComunicare di Telecom Italia. L’avevo inserito sul blogroll dai tempi da quando è apparso sul web. Mi incuriosiva il fatto che una grande azienda come Telecom Italia dedichi risorse per occuparsi di un tema come l’immigrazione. Ma dopo la curiosità iniziale l’ho frequentato solo saltuariamente.
Pochi giorno fa mi arriva una mail, dove mi si segnala una nuova iniziativa da poco partita sul sito Avoicomunicare, chiedendomi la cortesia di parlarne su Stracomunitari. Lo sto facendo volentieri perché innanzitutto è gratificante per un piccolo blogger come me essere attenzionato da professionisti della comunicazione. Ma ne parlo anche per l’importanza che la comunicazione interculturale sta assumendo vi è più nella nostra società, come dimostra, appunto, l’interesse di Telecom per l’argomento.
L’iniziativa segnalatemi si chiama Permesso di Soggiorno: Permesso di Soggiorno racconta l’esperienza diretta di italiani di seconda generazione e del loro percorso di integrazione sociale, professionale e culturale.
Scopriremo volti dai tratti differenti e parole di chi ha una storia da raccontare.

Ma voglio cogliere l’occasione di questa segnalazione anche per qualche considerazione su questo tema tanto in voga: La Comunicazione

Sarà per via della pubblicità, ma è diffusa la sensazione, quando si parla di comunicazione, che sia anche un argomento frivolo, roba cioè per imbonitori e venditori vari. Questa sensazione di frivolezza forse è dovuta anche ad alcuni professionisti della comunicazione, non per niente detti anche “guru”. Sarà per quel loro fare sempre un po’ sopra le righe, il loro gesticolare spiritato e all’afrore di santità che emanano nelle loro convention. Fatto sta che ho sempre nutrito sospetti sull’eccessiva vitalità delle loro performance, e non mi capacito del perché i blitz antidoping debbano riguardare solo i ciclisti e non anche qualche oltremodo testosteronico professionista della comunicazione.
Poi c’è anche l’impressione che quando si parla di comuncazione si stia parlando di ultime novità. Probabilmente questo è dovuto al ritmo incalzante che caratterizza le novità tecnologiche in questo ambito; e perchè comunicazione oggi vuol dire internet con tutti i suoi social media. Più novità di così!
Ma, come dovrebbero ricordarci più spesso quelli che sanno, comunicare oltre ad essere probabilmente il mestiere più vecchio del mondo, come lo è in effetti sapersi vendere, è anche un’ arte antica. La Retorica, molto prima degli attuali corsi di comunicazione, è materia di studio e insegnamento ben più antica . Così come l’Oratoria. Insomma, l’arte di comunicare non è prerogativa dei dei soli venditori di saponette.
Credo perciò che occuparsi di interculturalità in termini di comunicazione possa essere un buon banco di prova per i professionisti della comunicazione, per misurarsi con un aspetto nuovo sì anche questo, ma anche strategico e non ancora degradato dalla mericificazione degli spot martellanti. Una buona occasione insomma per riguadagnarsi l’antica nobiltà o, come direbbero i comunicatori di oggi, recuperare in termini di credibilità.

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3 Responses to A Voi Comunicare

  1. Santiago says:

    interessantissimo post, complimenti per questa parte:

    non mi capacito del perché i blitz antidoping debbano riguardare solo i ciclisti e non anche qualche oltremodo testosteronico professionista della comunicazione.

    io credo che studiare comunicazione, e per conseguenza dover toccare anche soltanto trasversalmente tecniche di marketing e comunicazione di massa, possa rendere chi lo studia una sorta di snob. Magari anche in modo inconscio, non importa. Il punto è che i “guru” della comunicazione possono sembrare, o pensare, di essere sempre “al di sopra” del comune mortale. Ed è probabilmente un peccato di superbia. Cosa che ad esempio McLuhan non ha mai avuto. Visto che è comparso pure su un film di Woody Allen – Io e Annie – facendo la parte di se stesso e quasi prendendosi in giro. Una volta ho scritto un post sul mio blog intitolato “il luogo è il messaggio”, proprio perché sono convinto che l’equazione di McLuhan non sia più così esatta, o almeno, con internet, il mezzo diventa anche un luogo, seppur virtuale.

    Vendere è anche narrazione. Steve Jobs era un gran narratore, come ha sostenuto Giovanna Cosenza in un post nei giorni in cui è morto. E, aggiungo io, probabilmente Jobs faceva solo quello, narrava.

    Credo che i ragazzi di Telecom abbiano capito proprio questo, forse. Credo che permesso di soggiorno sia un tentativo di far narrare agli altri le loro esperienze. In questo caso ben venga se si tratta di aiutare la comunicazione interculturale. 😉

    Saluti.
    Santiago.

  2. Malih says:

    ciao Santiago
    sui comunicatori snob ci andrei piano. ci sono gli snob ma anche i non snob.
    Mcluhan ( La galassia Gutenberg)
    tu giustamente metti l’accento sulla narrazione. ma a parte il fatto della narrazione come tecnica per vendere, l’aspetto che trovo più interessante della narrazione è la sua pecularietà di catturare la nostra attenzione , o meglio ancora di attivare i nostri sensi, e cioè la nostra percezione. Credo che la famosa frase di McLuhan vada intesa in questo senso. Quando cambia il mezzo cambia la nostra percezione, al di là del messaggio. A seconda da come percepiamo il mondo, il mondo cambia. Per McLuhan il fattore che determina la nostra percezione del mondo è la comunicazione, ovvero il modo in cui questa avviene. Sempre secondo McLuhan le tappe della comunicazione fondamentalmente sono (ma non ci giurerei), sino ad oggi : orale, alfabetica, elettrica ed elettronica, e fra di esse le relative tappe di transizione. Inoltre, da come mi è sembrato di capire, quella orale è quella a cui noi tendiamo perchè è quella che attiva i nostri sensi in mondo armosioso, e cioè tutti in egual modo. Con Internet ( modalità elettronica) vi è infatti un ritorno all’oralità ( oltre ai caratteri tipografici anche video, audio… ).

    Interculturalità
    come in tutte le narrazioni l’effetto sorpresa, la novità sono elementi determinanti per ravvivare la nostra attenzione; dunque la nostra percezione e dunque nuovi mondi.
    Per tornare all’intercultura e alla narrazione che vi si fa possiamo dire l’argomento senz’altro sinora sta suscitando la nostra attenzione, però – se vogliamo buttarla sul polico – in modo poco armonioso. Ne abbiamo una percezione distorta perchè i narratori mainstream per ora fanno leva sopprattutto sugli elementi che ci spaventano, dipingendoci l’immigrazione come una minaccia.
    Sta a noi, se ne abbiamo voglia, provare altre narrazioni per controbilanciare. Di mezzi a disposizione ne abbiamo tanti, grazie alla rete.
    Dice McLuhan: Quando una società è chiusa all’interno di un determinato rapporto tra i sensi, essa è assolutamente incapace di concepire un altro modo di esistere.
    Insomma è tutta una questione di sensibilità 🙂

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