Ruby, G2 e polli di batteria

Ruby è anche lei una G2 (seconde generazioni). Figlia di un immigrato marocchino, giunta piccolissima in Italia, e qui cresciuta. Ma è un prototipo di quella G2 che ha pochi sbocchi sui media. Fosse nata in Francia sarebbe probabilmente una dei tanti giovani che a intervalli più o meno lunghi mettono a ferro e fuoco Parigi, e finirebbe sui giornali con il tag “banlieu”. Invece è una G2 italiana. Anche se i giornali non ne parlano in questi termini. Quel che dai media italiani filtra invece sulla nostra G2 è un’immagine patinata e anche parecchio politicizzata. Sembrano fatti tutti con lo stesso stampino. Ce li mostrano sempre per convegni, a rilasciare interviste, come fiore all’occhiello l’immancabile marchio del PD. Parlano di ius soli e ius sanguinis con l’espressione compita dei giovani-vecchi. I loro discorsi sono fatti di niente idee e di pochi slogan. Qualsiasi cosa abbiano da dire la dicono sempre con lo stesso pathos: quello del comunicato stampa. Solo il loro look ha un chè di giovanile: il vintage. Infatti si vestono come si vestivano Ciriaco De Mita e Rocco Buttiglione da giovani. Invece Ruby per quanto scapigliata è vivace e vitale. Ha l’esuberanza e l’incoscienza della gioventù. È ruspante, e per nulla pollo di batteria. Certo, finire, per usare un eufemismo, ad allietare le serate di Berlusconi non è proprio una bella fine. Ma vivaddio: finalmente un’esemplare di G2 che non sembra preso a caso dal museo delle cere, dove fanno bella mostra di sè, immortalati da giovani, i membri più rappresentativi della prima repubblica.

PS: questo post è uscito anche su Linkiesta

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