Breve discorso ai deboli

Non mi piace il nuovo decreto sulla sicurezza né mi piace l’Italia che rispecchia. Siamo in tanti a non riconoscerci in questa Italia dell’accanimento legalitario e securitario.
Siamo in tanti ad assistere increduli a come sentimenti e pratiche di chiara matrice razzista si tramutino in leggi dello stato. Saranno in tanti gli immigrati che dovranno subire sulla propria pelle le vessazioni e umiliazioni a cui questo decreto fatalmente li sottoporrà.
Saranno in tanti gli italiani che proveranno vergogna per essere cittadini di uno stato che senza remore proibirà a delle madri di riconscere i propri figli , impedirà a dei bambini l’accesso alla scuola, condannerà alla reclusione uomini e donne innocenti, senza colpa, se non quella di essere poveri.
Siamo in tanti ma evidentemente non siamo abbastanza. La nostra voce è flebile. Gli altri sono più forti, le loro voci ci sovrastano. Le nostre ragioni, il nostro buon senso non fanno altro che incattivirli ancora di più; per loro sono solo chiari segni di debolezza; questo loro avvertono e ne sono attratti come squali.
Sarà dura, ma dobbiamo farcela.

Quello che loro non sanno e che noi tutti, noi deboli, solo noi sappiamo, è quanta forza serbiamo dentro. Noi sappiamo quanta forza ci vuole per essere uomini. Noi sappiamo quanto è misera la loro arroganza. Sappiamo bene quanto è stupida la loro furbizia.

Ci stanno accerchiando, i loro schiamazzi ci tuonano nelle orecchie, la loro bava ci lambisce.
È il momento di far capire chiaramente che non siamo disposti a subire altri oltraggi. Indulgere ancora nell’attesa e nel silenzio sarà come arrendersi o esserli comlici.

Qui e altrove, in altre epoche, quando si sono fatti insolenti, quando volevano toglierci tutto e anche la dignità, abbiamo saputo ribellarci e liberarci dal loro giogo tiranno.

Quale tributo dovremo ancora pagare per continuare a permetterci di essere deboli, miti e liberi?

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