Cerimonia d’apertura delle Olimpiadi Londra 2012? Una zuppa inglese

L’inaugurazione dei giochi olimpici? Una zuppa inglese. Psichedelica, ma sempre zuppa inglese è. E se non è riscaldata è sicuramente annacquata. Qualcosa di buono c’era ma bisognava rimestare a lungo per pescarlo. Nonostante tutta la volontà dei cuochi questo gigantesco minestrone aveva un sottofondo di rancido. Nelle intenzioni voleva essere la celebrazione della grandeur brittanica. Invece abbiamo assistito alla messa in scena di un mondo che non c’è più. La Regina madre, il consorte, la rievocazione di epoche andate e che si vuole memorabili, quei lettini di ospedale con i pazienti bimbi, l’era industriale… tutto insomma aveva un eco d’oltre tomba. I figuranti come altrettanti zombi. La colonna sonora per queste inaugurazioni delle olimpiadi avrebbe dovuto essere Thriller di Michael Jackson. Voleva essere questa inaugurazioni qualcosa di fiabesco e di onirico ma io l’ho vissuta come un incubo. È così anacronistica l’idea di re e regina ai nostri tempi. Rimasugli di tempi lontani che ormai dovrebbero vivere solo nelle fiabe. Invece è tutto vero: La regina Elisabetta esiste davvero. Un incubo appunto. Poi finite le celebrazioni, che sembravano tanto un funerale a un’idea di occidente che non c’è più, tenuto in vita solo artificialmente grazie a un accanimento televisivo e mediatico che insiste a descriverci tutti i mali di questa parte dell’emisfero come fasti di cui gloriarsi, come eventi fondativi del senso stesso di civiltà: l’immigrazione, l’era industriale, le icone dei best seller, james bond… Poi alla fine sono sfilati i paesi in gara. Moltissimi e con una nutrita rappresentanza femminile. Ogni paese una bandiera in cima ad una lunga asta. Dal cronista notiamo che spesso a portare la bandiera sono praticanti di arti marziali: judo, taekwondo, lotta libera.. Le bandiere sono l’emblema delle identità, qualcosa da difendere ad ogni costo, perciò sono affidate a mani che all’occorrenza sanno anche menare. Tutti orgogliosi della propria bandiera, della propria identità e dei propri costumi nazionali. Poi, mestamente le bandiere sono state messe su un’altura, una verde collinetta, un cimitero dove seppellire le bandiere. Come a sbarazzati anche del peso delle proprie identità per affrontare più leggeri l’agone olimpionico. Ho visto sfilare facce bianche e nere, i visi rubicondi degli atleti dei paesi ricchi, e quelli scavati ed emaciati dei paesi poveri, di chi per quanto faccia sport ancora non riesce a togliersi la polvere grigia della miseria. Ho visto sfilare le facce della globalizzazione, le facce che incrociamo ormai tutte insieme nella loro diversità ad agni cantone del mondo. Dove si gareggia tutti i giorni e non solo ogni 4 anni, e non sempre si giunge al traguardo, questo sì ambitissimo, di una vita dignitosa. Dove l’importante non è vincere ma, come vuole Pierre de Coubertin, partecipare..al banchetto dove poche bocche fameliche gozzovigliano. Dove le regole del gioco non hanno nulla di sportivo e vige la legge della foresta, anzi quella della globalizzazione, dove vincono sempre gli stessi. E dove i perdenti sono tutti tedofori impegnati a tenere accesa la fiammella della speranza.
Qualcosa nelle inaugurazioni di queste olimpiadi lascia sperare. A me sono sembrate, infatti, un requiem di una certa globalizzazione, l’estremo saluto a quello spirito colonialista che ancora divide il mondo in sfruttati e privilegiati. O almeno mi piace pensarla così. Immagino che i golosi della zuppa inglese saranno di tutt’altro parere.

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One Response to Cerimonia d’apertura delle Olimpiadi Londra 2012? Una zuppa inglese

  1. Ghery says:

    ben visto e sopratutto ben detto!

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