Campioni italiani

Siamo in piena olimpiade e ancora continuano gli strascichi degli trascorsi campionati europei di calcio . Il dibattito sull’italianità di Balotelli, infatti, non si è del tutto esaurito. Mentre sull’italianità, a mio avviso discutibile anche questa, dei freschi campioni di queste olimpiadi si son spese poche parole. Ad esempio. Ci son dei campioni di queste olimpiadi che salgono sui podii con le medaglie al collo, e, in un trionfio di italianità, l’inno di Mameli e il tricolore a celebrarne gli ori, gli argenti e i bronzi. Sono biondi e hanno gli occhi chiari. Hanno nomi che a prunuciarli sembrano saette( vedi Schwazer). Abitano paesini di montagna, dove notoriamente si forgiano caratteri schivi e schietti. Io gli guardo a questi campioni e non posso non notare la loro estraneità all’inno di Mameli e al tricolore. Impressione questa che non fa che rafforzarsi nel momento delle brevi dichiarazioni ai giornalisti: è il classico italiano del turista bavarese in villeggiatura nella riviera romagnola, solo un po’ più stentato. Passo in rassegna i vari italiani laureatisi campioni di queste olimpiadi per vedere se c’è un italiano che corrisponda all’italiano tipo, all’italiano cioè che a guardarlo e a sentirlo parlare non stoni né con l’inno di mameli né col tricolore. Ben presto però mi rendo conto che il mio è un vano esercizio, non scevro di qualche pregiudizio. Perché l’italiano che ho in mente è una macchietta d’italiano istillatami dai film: basso, tarchiato, scuro e peloso. Possibilmente campione di pugilato. Invece queste olimpiadi hanno sfornato campioni italiani dagli sport più variegati: tiro con carabina, tiro con l’arco, tiro al piattello… se ci fosse anche il tiro a campare son sicuro che gli italiani avrebbero fatto incetta di medaglie anche qui. Insomma gli italiani olimpionici io faccio fatica a vederli pienamente italiani. E come se esistesse una regione a parte, sconosciuta a tutti e non riportata delle cartine geografiche dove vivono solo futuri campioni olimpici. Ed è come se gli abitanti di questa regione, che per chissà quale ragione è stata annessa all’Italia, vivessero in totale isolamento dannandosi l’anima con duri allenamenti per poi farsi vedere, una volta ogni 4 anni, in occasione delle olimpiadi. Ma forse qualcosa si sta incrinando anche in questo improbabile dorato isolamento olimpionico. Ne è prova la disgrazia accorsa a Schwazer: il suo sangue ha perso la purezza olimpica, ora è contaminato. Schwazer non è più un campione italiano ma solo un campione d’italianità. Niente podio e niente alloro, tace pure l’Inno di Mameli e non sventola il tricolore.

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