Coso

Conosco una famiglia di smemorati dove i nomi propri non vengono quasi mai usati. Per designare persone, oggetti, film, canzoni, eventi storici ecc, si ricorre a dei generici “coso”, “cosa”, “cosi” o “cose”, a seconda a della circostanze. Anch’io qualche volta sono stato chiamato questo generico appellativo. Ovviamente la cosa m’infastidiva parecchio, prima che l’evidenza dei fatti non mi rendesse chiaro che questa loro peculiarità era dovuta a un serio problema mnemotico e non a semplice maleducazione. Mi è stato riferito, però, da conoscenti in comune, che era una loro caratteristica anche quando erano ancora sanissimi. Prima cioè della comparsa di questi primi segni che sono palesi sintomi dell’insorgere dell’alzeimer. E allora ho pensato che la buona educazione non è solo una questione di rispetto per il prossimo, ma può essere anche benefica per la salute. Sforzarsi per esempio di pronunciare correttamente i nomi , fare lo sforzo di mandarli a memoria e quello di richiamarli quando intendiamo designare quella precisa persona, può essere infatti un ottimo esercizio per combattere l’inevitabile logorarasi della mente. Volendo, questo potrebbe essere anche uno degli aspetti positivi della cosiddetta società multietnica dove tutti ormai ci troviamo a vivere. Imparare i nomi delle persone straniere con cui per i più svariati motivi possiamo avere a che fare non dico che possa debellare definitivamente le demenze senili ma può essere una creativa forma di profilassi capace di ritardarne le nefaste conseguenze qualora, Dio non voglia, fossero già prescritte dal destino. Gli stranieri insomma possono aiutarvi a vivere meglio e più a lungo, basta che siate beneducati.

This entry was posted in Senza categoria and tagged , , . Bookmark the permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *