Provengono dal Pakistan, dallo Sri Lanka, dal Bangladesh; sono in tutto una quarantina, sono giovani ed hanno una passione in comune: il cricket.
Mahmud Selim Siam mi spiega che è uno sport simile al baseball. Io annuisco ma delle regole del gioco non è che me ne importa granché. Sono interessato, piuttosto, all’aspetto socio antropologico della faccenda; a come le passioni, incuranti delle vicende storiche e dei confini geopolitici, viaggino nello spazio e nel tempo, e a come, nel caso specifico, quella del cricket partendo dall’Inghilterra, passando dal Bangladesh, dall’India e dal Pakistan sia giunta fino Villa Torlonia.
Uno dei tanti effetti collaterali dell’immigrazione, si direbbe.
Quanto a Selim lui milita nella serie B di una società di Ancona: “Ancona Cricket Club”. Però è stanco di dover recarsi ogni volta da Senigallia ad Ancona per gli allenamenti e le partite. Pensa di fondare a Senigallia, entro breve tempo, la “Senigallia Cricket Academy”.
Beata gioventù, penso io, e continuo con le mie fisime da socio-etno-antropologo in libera uscita…
Il fatto è che uno un po’ antropologo lo diventa suo malgrado a girare per Senigallia: fra internet point, macellerie Hallal, Kebab e i giardinieri che sembrano diventati tutti nigeriani, uno qualche curiosità su tutta questa diversità culturale e identitaria finisce per averla.
Fra l’altro Selman è anche il gestore di un internet point a due passi da Via Carducci, ex quartiere ghetto, ora in via di riqualificazione e, a quanto pare, immenso serbatoio di giocatori di cricket.
Chiedigli se accettano anche giocatori indigeni che vorrebbero conoscere un gioco nuovo!