Spinoza, cappuccino e brioches

Spinoza c’entra solo fino a un certo punto. In verità l’argomento è Bar Giusy. Di Spinoza dirò più avanti però, tanto vale confessarlo subito: attaccare con “Spinoza” fa tanto cultura.
Bar Giusy si trova in Via Carducci ed è gestito da Giusy e dal di lei consorte.
Ora la Signora Giusy ha portato delle migliorie al suo Bar per adeguarlo al nuovo tono che la Via ha assunto dopo l’operazione restyling con il suo famigerato “progetto legalità e integrazione” voluti dall’ amministrazione comunale. Ma la sto facendo troppo lunga. Quello che voglio dire è che è in atto una vera rivoluzione in Via Carducci: una rivoluzione culturale.
Le lamentele dei residenti che avevano infuocato il clima senigaliese qualche estate fa, ormai sono preistoria. Delle centinaia di immigrati che sostavano nella zona bloccando il transito ai pedoni, urinavano sui portoni e rivolgevano pesanti avances alle signore che per loro sciagura si trovavano a transitare nei paraggi, non è rimasta traccia.
Ora fra i tavolini all’aperto si discerna di questioni di alta filosofia, si organizzano serate con autori di “chiara fama nazionale” e pare, ma deve essere una leggenda metropolitana, che Begnini allieterà la gente del Rione leggendo Dante.
E adesso vengo a Spinoza. Io, da parte mia contagiato da questo fervore culturale ho cominciato a chiedere ai neolaureati del Mezza Canaja di passarmi le loro tesi di laurea insieme al libro che hanno maggiormente utilizzato per prepararle. Per ora sono alla seconda tesi. La prima è di Nicola Mancini ( volontà di presente), la seconda è di Alessandro (Imperium absolutum) centrata sulla figura di Spinoza, appunto.
Alcuni ben informati mi dicono che c’è una ragazza del MC che si sta laureando in ostetricia, ma francamente, almeno per ora, il mondo delle ovaie esula dalle mie curiosità culturali.
Insomma, da queste parti, complici anche la toponomastica cosmopolita, il look Tzigano e l’ abbronzatura caraibica della signora Giusi, si vive una quotidianità fatta di intercultura.
L’ impressione per chi si avventura da queste parti è di trovarsi in una piccola babele senigalliese e per i più coraggiosi che non si fanno intimidire dai groppuscoli di nordafricani o bengalesi e arrivano a varcare la soglia di Bar Giusi, oltre a potersi gustare i leggendari Caffè corretti della Giusi potranno anche godersi gratis i coktail di razze e lingue che sono la vera specialità della casa.
So bene che tutto ciò può far bene all’ integrazione e può anche aiutare a superare facili clichè e pregiudizi ma sinceramente non me la sento di biasimare chi si tiene alla larga da certi posti e continua a vedere nel diverso una minaccia a sue ben ancorate certezze e convinzioni.
Per dire, io stesso che geneticamente dovrei essere alieno a certi sentimenti, tutto sto via vai di stracomunitari non è che proprio mi faccia fare dei salti di gioia. E per un semplice motivo. Mi ero con fatica ritagliato una nicchia identitaria rinsaldata di continuo con il rito mattutino del cappuccino e brioche, una guardata alla cronaca locale ( grazie a Paradisi non è mai noiosa): l’indentità dell’ avventore, fatta di pochi convenevoli, una fugace consumazione, un saluto ciao e via… lieto della non appartenenza.
Ora invece toccherà adeguarmi.

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One Response to Spinoza, cappuccino e brioches

  1. Daniele Sole says:

    SI, Paradisi rende diverse e sempre scoppiettanti le giornate senigalliesi…pure troppo…………e non solo lui……………….purtroppo!

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